Incontri straordinari con persone - Paola de Vera d'Aragona

Paola de Vera d'Aragona
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AVANT-PROPOS

Il  momento nel quale due sguardi si incrociano. Due corpi si sfiorano…Una  voce ci colpisce tra mille e desideriamo trattenerla in noi.
Due  mondi separati che, per un istante, si fondono in uno. E quando si  allontanano, non saranno mai più gli stessi. La magia li ha trasformati.
La vita è opportunità d’incontro benché a volte, nel sonno, ci sfuggano le sue ricchezze.
Paola  de Vera d’Aragona ci permette di vivere al suo fianco 31 incontri che  hanno segnato la sua vita. 31 ritratti che offrono altrettante  possibilità di trasformazione. Guarderemo dentro di noi attraverso occhi  nuovi per scoprire la possibilità di una nuova vita.
Benchè  non sia citato alcun nome, si intravedono i volti di personaggi celebri  come il Generale De Gaulle, Madre Teresa di Calcutta e Rudolf Nureyev.  Altri invece sono enigmi che un lettore curioso potrebbe tentare di  risolvere.
“Se un istante è stato, sarà per sempre. Se un’occasione è perduta, sarà smarrita per sempre”.
estratto
IL CLOCHARD FOLLE
Frugando  nella memoria, mi sembrava di averti  conosciuto da sempre: eri il  clochard di Corso di Porta Romana a Milano e andavi e venivi in  direzione di quella vecchia Porta che un tempo, aprendosi sulle mura  spagnole, era una delle sei porte di passaggio dalla città alla  campagna.
La  simbolista che c’è in me, a un tratto fu folgorata dalla domanda:  chissà cosa significa per te la Porta? Forse, è la Porta verso  l’altrove.
Alto,  eri un po’ curvo, con la tua capigliatura lunga fino alla vita,  nerissima e a treccioline rasta senza che verosimilmente tu  avessi mai  sentito parlare né di rasta né di sadhu, né di India.
In  quella capigliatura antica si depositava di tutto, dalle foglioline del  tuo dormire nei giardinetti, a insetti, a chissà che.
Sembravi uscito dai vecchi libri di fiabe: anzi no, forse dall’Antico Testamento o dalle fantasiose leggende  indù.
Lacero, incontrando i tuoi simili, probabilmente non li vedevi. Borbottavi andandotene per la tua strada.
Mai a chiedere un soldo.  
Sempre  pensato che tu fossi un mio coetaneo: ma se i miei anni passavano tra i  capelli scolorandoli nell’argenteo, tu rimanevi scurissimo…
Poi un giorno, pochi anni or sono, dopo circa un mese che non ti vedevo, ecco venirmi incontro un clochard.
Chi è quell’uomo dal passo strascicato, coi capelli corti e candidi?
Ma  sei tu!  Ricordai vagamente di aver letto, descritto in dettaglio,  sulla cronaca di Milano del Corriere della Sera, che il barbone storico  di Corso di Porta Romana era stato ricoverato per il freddo o per  qualcos’altro.
Il  passaggio dal Pronto Soccorso ti è costato la tua eterna giovinezza: ti  avranno salvato la vita ma sei uscito dallo stuolo degli dei minori per  entrare nell’umanità dal tempo finito.
Tu sei un seguace vero di Dioniso, il dio diverso.
Non eri stato distrutto da quel dio inquietante: lo sei stato dalla sorda stupidità del sistema.
Forse, nato senza maschera, sei vissuto in regioni sconosciute in cui le leggi normali non esistono.
Amico caro, compagno di una vita, forse era meglio stare tra i folli o anche morire: quaggiù non sempre si respira aria buona.
Qualcuno era solito dire che
nel mare dell’inconscio
dove il mistico nuota,
il folle annega…
Ma tu continuavi a camminare da e verso la Porta…
Così facendo, mi hai fatto riflettere sulla mia Porta di passaggio.
 
comune è nel cerchio il principio e la fine
era solito dire Eraclito.
Varcheremo quella Porta: tu la tua e io la mia…
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